CONFCOMMERCIO, ‘RINNOVO DEL CONTRATTO IL PRIMA POSSIBILE’
(ANSA) – ROMA, 11 OTT – “Vogliamo chiudere il contratto del terziario, distribuzione e servizi. Il nostro auspicio è arrivare alla firma il prima possibile. Non vogliamo concentrarci solo sulla parte economica, vogliamo discutere e rivedere anche alcune parti normative che non sono più in linea con i tempi. Il contratto collettivo non è solo retribuzione tabellare”.
Lo afferma la vicepresidente di Confcommercio con delega al lavoro e alla bilateralità, Donatella Prampolini, nel corso di una conferenza stampa, ricordando il prossimo incontro in programma venerdì mattina con i sindacati di categoria. “Noi non chiuderemo alcuna porta”, aggiunge.
Il contratto terziario, distribuzione e servizi, sottolinea, è quello più applicato in Italia con oltre 2,8 milioni di addetti. E’ scaduto alla fine del 2019 e, in attesa del rinnovo, a dicembre scorso per la parte economica è stato sottoscritto un accordo ponte con il quale sono stati riconosciuti 350 euro una tantum e, da aprile, 30 euro al mese come acconto sul rinnovo.
-Salario minimo-
Il contratto del terziario prevede già trattamenti economici complessivi ben oltre la soglia dei 9 euro, anche per i livelli più bassi (si va dal quarto livello che coinvolge il 41,2% dei lavoratori con la retribuzione oraria di 11,59 euro, fino al settimo livello con l’1,2% dei lavoratori dove è 9,17 euro). E’ quanto sottolineato dalla vicepresidente di Confcommercio con delega al lavoro e alla bilateralità, Donatella Prampolini, rimarcando la contrarietà al salario minimo per legge. Confcommercio sostiene il rafforzamento della contrattazione esercitata dalle organizzazioni maggiormente rappresentative e il riconoscimento dell’efficacia erga omnes (la validità generale) dei contratti leader. “C’è anche un tema di misurazione della rappresentatività delle sigle sia sindacali che datoriali. Non abbiamo paura di essere misurati”, sottolinea Prampolini.
Confcommercio condivide, dunque, il documento del Cnel sottolineando che promuovere maggiormente la contrattazione è “la scelta giusta”; al contrario, un intervento a “gamba tesa” del legislatore “annienterebbe la contrattazione stessa che in Italia ha sempre funzionato”.